Caso Narducci: tutti a caccia dei feticci che nessuno trova
Potrebbe essere stato lui, nel 1984 , forse addirittura nel 1981 ,ad arrivare a quel nome, prima che finisse al numero 181 della lista dei sospetti compilata soltanto nel 1987. Potrebbe essere stato lui , l’ispettore Luigi Napoleoni, Squadra Mobile di Perugia, a cercare conferme in un appartamento di via dei Serragli a Firenze. Sarebbe stato lui, a puntare su San Casciano, 11 settembre 1985, tre giorni dopo l’ultimo duplice omicidio del Mostro di Firenze, senza una palese ragione di servizio . Perché quella trasferta ? Sospettava quella verità indicibile che gli investigatori hanno letto intorno alla morte del medico Francesco Narducci soltanto nel 2001? Per l’abile poliziotto, decine i casi risolti nella sua lunga carriera, quella verità che hanno cercato gli inquirenti è una verità introvabile perché non è esistita. Eppure, la nona sezione della Commissione Parlamentare Antimafia dedica molte delle 114 pagine della relazione finale, proprio alle sue investigazioni che, ipotizzano i commissari, potrebbero aver trovato, prima di altre, una chiave per penetrare i misteri fiorentini. Tenendola però riservata .La Commissione oltre ai fatti di mafia ha riesaminato infatti anche alcuni casi irrisolti, tra questi gli otto duplici omicidi del mostro di Firenze e i supposti collegamenti con la controversa fine del gastroenterologo morto nel lago Trasimeno l’otto ottobre 1985, il corpo recuperato a Sant’Arcangelo di Magione quattro giorni dopo. Caso chiuso con un’ordinanza e una sentenza. La prima, omicidio ad opera di ignoti, è stata archiviata. Per la seconda, un colossale depistaggio, timbri finali sono di prescrizione dei reati e di fatti insussistenti. I commissari sanno che l’ispettore Luigi Napoleoni il giorno della scomparsa del medico era a Foligno per indagare sul mostro. Sanno anche che il poliziotto non aveva una delega per quell’indagine. Ci andò- disse- per consultare una sensitiva. Aveva sospetti sul medico? L’ispettore ha giustificato lo sconfinamento in Toscana- per il sopralluogo in via dei Serragli- con un caso di violenza sessuale al quale stava dietro da tempo . In un primo momento, interrogato, aveva fatto riferimenti a Francesco Narducci che ne avrebbe avuto l’uso. C’ è da tener presente che è come se il presunto ritrovamento delle parti fosse finito in un ventilatore che sparge intorno a sé ipotesi senza riscontri; nell’ordine si è detto che ne avrebbe parlato la domestica, che qualcuno amico della famiglia avrebbe portato via tutto prima dell’arrivo dei carabinieri, un paio di donne raccontano di aver trovato qualcosa nel frigo di casa dove i rispettivi mariti avevano nascosto l’indicibile. E poi il racconto di un amico Emanuela Petri (ucciso dalle Brigate Rosse nel 2003) che ricorda che il poliziotto gli raccontò di sue indagini e del ritrovamento a Firenze dei feticci. Insomma tante attribuzioni comprese quelle al capo delle mobile perugina. Ma nessun riscontro, neanche un appiglio in nessun caso. Favola metropolitana? Sono molti a nutrire il dubbio. Luigi Napoleoni- prosegue la ricostruzione parlamentare- sarebbe andato al Trasimeno quattro giorni prima del ritrovamento del medico annegato: sapeva quindi della messinscena sospettata con l’inchiesta del 2001 e cioè recupero del corpo il 9 a San Feliciano e depistaggio, con un altro cadavere, il 13 a sant’Arcangelo ? Forse- lasciano intendere i membri della Nona Sezione- e forse sapeva molto anche prima. L’uomo di punta della Squadra Mobile perugina era a Firenze il 16 e il 21 agosto 1985 . A far cosa ? Per ordine di chi? Poche settimane prima il mostro aveva colpito a Boschetta di Vicchio. Testimonianze datano a partire dal 1981 le voci sul coinvolgimento di Francesco Narducci; la Commissione ritiene che più elementi potrebbero “collimare con il fatto che Luigi Napoleoni fosse in qualche maniera interessato alla persona del Narducci ,in qualche veste, indagando sul suo conto dopo il duplice delitto di Scandicci del giugno 1981”. L’ispettore che ha sempre respinto questa ricostruzione dei fatti non può più replicare. È deceduto a 87 anni nel 2017. Considerazioni finali : “gli elementi che lambiscono la figura del medico perugino concernono complesse storie criminali rimaste, almeno in parte, insolute […] le conclusioni si propongono di perseguire il fine di non arrestare eventuali accertamenti supplementari”.