Le mafie in Umbria secondo Sos Impresa
L’Umbria salvadanaio sicuro della criminalità organizzata. Regione di centro, sempre più crocevia dei traffici di droga, terra dove gli interessi dei clan si sono consolidati. Dagli appalti alle costruzioni, dalla ristorazione al comparto turistico, investendo denaro illecito, riciclandolo, facendo affari affidandoli a prestanome. A dimostrarlo ci sono i blitz e gli arresti delle forze dell’ordine e le inchieste della magistratura che hanno scardinato reti di affiliati di cosa nostra, ma soprattutto di ndrangheta e camorra. E poi i sequestri e le confische di beni mobili e immobili, sempre più ingenti in terra umbra. Appartamenti, terreni e conti correnti riconducibili a boss e gregari. Infiltrazioni fotografate dal rapporto annuale di sos impresa. Questa la mappa dei clan. Nell’alta val tiberina e su città di castello arrivano i tentacoli delle ‘ndrine. Con i Facchineri e i De sSefano che gestiscono traffici illegali e attività commerciali. Fra perugia e la sua provincia è ancora la ndrangheta a farla da padrona con i marincola che fanno affari con la ristorazione e i Palamara -Bruzzaniti che investono in edilizia, appalti pubblici e smaltimento dei rifiuti. Unn business che sempre più dal sud italia si sta spingendo al centro e al nord. Fra ternano e orvietano il settore immobiliare fa gola al clan camorristico dei Ciccone-Fabbrocino- Marandino e casalesi con le famiglie Schiavone-Patriota e Licciardi gesticono traffico di droga e contraffazione. I clan di mafia, con le famiglie dei Lo Piccolo- Madonia e Di Trapani si dedicano anche al riciclaggio di denaro sporco, ed è del marzo 2010 l’informativa dei servizi di sicurezza che vede l’umbria al quinto posto fra le regioni italiane per presenza delle cosche. e se il racket delle estorsioni, che pure esiste, qui non è radicato come in sicilia, è l’usura che garantisce liquidità alle organizzazioni criminali. Le vittime sono le stesse del pizzo: commercianti e piccoli imprenditori. Un fenomeno che coinvolge circa tremila persone, un giro d’affari che sfiora i duecento milioni di euro all’anno. il business è arrivato anche per la ricostruzione post terremoto del ’97 e con le infiltrazioni nella gestione del ciclo di rifiuti. ma ad alimentare le casse dei clan è certamente il traffico internazionale di droga con la ndrangheta al primo posto grazie alla sua struttura capillare e con gruppi criminali stranieri come albanesi, slavi, cinesi, magrebini e nigeriani che gestiscono anche lo sfruttamento della prostituzione attraverso i locali notturni.
dal tgr dell’Umbria del 22 novembre 2010