Umbriacoldcase:omicidio Calisti (1993)
La notte del 15 luglio 1993 a Todi c’è un cadavere all’interno di una palazzina e nello stesso appartamento di via Cortesi c’è un uomo che piange la figlia che gli è morta tra le braccia. Qualcuno ha ucciso con una coltellata al petto Mara Calisti, 38 anni,liceo scientifico,giurisprudenza interrotta , lavoro precario, politica, volontariato, escursionismo.Il profilo piatto di una giovane per bene. Il padre Mario Calisti se l’è vista arrivare ferita in camera da letto alle tre. Papà guarda che mi hanno fatto: sono le ultime parole di Mara. L’assassino non lascia tracce, portone, porte e finestre sono chiuse e nessuno le ha forzate. C’è una relazione con un professionista che nega il rapporto e finisce sotto inchiesta per false dichiarazioni. Ma ha un alibi di ferro,esce subito dall’inchiesta. Tre anni dopo finisce nei guai Mario Calisti, l’unico presente sulla scena del crimine che sembra un classico delitto della stanza chiusa. Ora è indagato lui. Potrebbe aver ucciso la figlia durante un diverbio,ma poi è lo stesso pubblico ministero a chiedere il proscioglimento dell’uomo. Sette anni dopo –soprattutto per la rilettura delle tracce di sangue- un altro pm vuol portare Mario Calisti davanti alla Corte d’Assise. Ma un altro giudice-diverso dal primo- dice di nuovo no:non ci sono prove,non c’è il movente,non c’è l’arma del delitto. Ci sono indagini sbagliate e piste abbandonate troppo in fretta come le frequentazioni all’Università della Terza età e l’amicizia con una misteriosa donna bionda scomparsa nel nulla.Non si trovano alternative per questo si punta su Mario Calisti.Ma non c’è materia per un processo. Il vero omicida può essere entrato e uscito dalla scena del crimine. Un ladro o una persona alla quale Mara ha aperto la porta. Non c’è insomma il delitto della stanza chiusa .C’è piuttosto un assassino in libertà.