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Mino Pecorelli: quei quattro proiettili che ancora non si trovano
di ALLAN FONTEVECCHIA
L’accertamento della compatibilità di una pistola, sequestrata in provincia di Monza nel 1995, con i quattro proiettili sparati il 20 marzo 1979 a Roma contro il giornalista Carmine Pecorelli uccidendolo, se si potrà fare, avrà tempi più lunghi del previsto. Le quattro pallottole al momento risulterebbero introvabili nel magazzino dei corpi di reato del Tribunale di Perugia dove sono state cercate per giorni dalla Digos su delega della Procura della Repubblica di Roma. Leggi tutto…
Per un Bignami incompleto dei fatti criminali avvenuti in Umbria
di ALLAN FONTEVECCHIA
Attraversata da tutti i fenomeni criminali in forma generalmente attenuata con una caratteristica singolare che potremmo definire di andamento sismico. Insomma tante piccole scosse – come quelle che rientrano nella quotidianità delle zone sismiche- con impennate improvvise , ma periodiche, come i terremoti che colpiscono di tanto in tanto questa regione. In Umbria abbiamo infatti lunghi periodi di quiete relativa- in relazione ai fatti di cronaca- e poi all’improvviso ecco il mostro di Foligno, le indagini sul mostro di Firenze, il caso Meredith, il sequestro di Augusto de Megni, la piccola Maria Geusa poco più di tre anni violentata e poi uccisa. Causa della morte: sindrome del bambino scosso. Leggi tutto…
Il mistero del messicano e il Mostro di Firenze
Alle 11 del 22 marzo 1982, Dina Pellegrini è appena uscita di casa. Oggi ha parecchie faccende da sbrigare perché anche nel suo camping sta per iniziare una nuova stagione. Per questo va di fretta verso il ponte della ferrovia di San Donato di Passignano sul Trasimeno; è una scorciatoia. Lo vede dopo pochi passi: c’è un cadavere nel fosso che scorre lì vicino. E’ una donna forte, non si spaventa, guarda meglio, chiama i carabinieri perchè si rende che ha davanti agli occhi ciò che resta di un assassinio. Cominciano le indagini per quello che è un cold case ancora oggi, ventisette anni dopo; un caso freddo irrisolto. L’autopsia stabilisce che quell’uomo è un quarantenne, è alto non più di un metro e sessantacinque, è probabilmente un sud-americano, ed è senza identità perché chi lo ha ucciso si è portato via i documenti. E’ stato ammazzato a bastonate, un pezzo di legno gli ha massacrato la gola, mentre era con i suoi carnefici su uno dei treni transitati la mattina presto. Da uno scompartimento, attraverso il finestrino, l’hanno scaraventato verso i binari dai quali per la velocità del convoglio è rotolato fino al corso d’acqua. Tutto chiaro, tranne l’identità, il movente, chi l’ha ucciso. Insomma chiaro niente per costruire un’inchiesta. Leggi tutto…
La mafia albanese in Umbria alla fine degli anni’90: cinque morti e dieci feriti per il controllo di Perugia
A Perugia la faida degli albanesi che hanno saltato il fosso della legalità fa 5 morti e una decina di feriti in nemmeno 24 mesi La faida per il controllo degli affari sporchi in determinate aree della regione comincia sul finire del 1997 e nel 1999 le pistole smettono di sparare e di uccidere con tanta sconosciuta frequenza. Segno di un rapido cambiamento di strategia criminale : un qualche tipo di pace raggiunto , un assetto di poteri condiviso, confini da non difendere più con le armi in pugno. Del resto quello è stato un biennio svolta. Arricchita dai profitti del traffico degli esseri umani e dello sfruttamento della prostituzione, adesso la malavita arrivata con gli esodi dalle guerre della ex Jugoslavia marcia verso il controllo del mercato della cocaina. Ha capitali da investire che i soldi aprono la strada a patti, poco prima impensabili , con le mafie italiane e lasciando a quelle nigeriane il business più rischioso dell’eroina e del fumo in generale. I clan albanesi non sono strutturati e agiscono a piccoli gruppi da forti legami di parentela o di comune provenienza geografica. Il controllo dei canali attraverso i quali passano le risorse per il controllo del territorio, li fa spesso entrare in conflitto. Per questo sparano: piombo per eliminare la concorrenza. Alla scuola della ‘ndrangheta e della camorra però imparano presto i metodi sottotraccia per attenuare i rischi non facendo rumore e cercando l’invisibilità. Leggi tutto…
Umbria: i buoni affari delle mafie sono anche on line
La relazione della Direzione Investigativa Antimafia analizzando i dati delle attività di contrasto svolte nel secondo semestre del 2018 disegna un puzzle di questo tipo: le organizzazioni criminali albanesi controllano il mercato della cocaina; quelle nigeriane importano l’eroina; sia le prime che le seconde fanno affari con il traffico degli esseri umani e lo sfruttamento della prostituzione con decine di donne ridotte in schiavitù; ’ndrangheta, cosa nostra e camorra (l’offensiva delle ‘ndrine è quella più evidente ) sono in affari ( soprattutto per droga e prostituzione) con albanesi, rumeni ed altre provenienze dall’est) mail loro grande business è quello del riciclaggio che penetra lentamente il tessuto economico e finanziario con forti investimenti nei settori edile, turismo, commercio,smaltimento dei rifiuti , agroalimentare, intrattenimento. Crescente il controllo del gioco d’azzardo elettronico e delle scommesse on-line. A conferma dell’interesse delle mafie italiane per ogni settore imprenditoriale che consenta una buona facilità di lavaggio del denaro sporco e un rapido ritorno di utili insospettabili . Il fatto che nel paniere della criminalità organizzata ci siano le nuove tecnologie digitali testimoniano aggiornamento e flessibilità del malaffare.Quello che segue è il testo integrale del focus della Dia sull’ Umbria. Leggi tutto…
Girasole o dell’insostenibile lentezza della giustizia
La storia che ha scalato le classifiche dei casi più rappresentativi dell’insostenibile lentezza della giustizia comincia all’alba del 9 aprile 2001 con un elicottero che romba sui tetti di Perugia e con le sirene di auto in grande quantità che tirano giù dal letto la città intera. L’elicottero è alla caccia di un paio di malviventi fuggiti via dalla finestra. Le auto trasportano 105 indiziati appena ammanettati. E’ la prima puntata. La seconda arriva dopo un anno, a settembre, quando il conto degli arrestati cresce di una novantina di soggetti.E’ un successo questo della DDA e del Ros dei carabinieri che fa scalpore. L’uno-due ( Girasole 1 e 2 è denominata la doppia operazione) degli inquirenti ha smantellato un’associazione di mafiosi albanesi, russi, ucraini e di italiani legati alla camorra e alla ‘ndrangheta. Guadagni da contare in milioni di euro, con il traffico dai paesi dell’est di chili di cocaina e di decine donne destinate alla schiavitù della prostituzione nei night o per strada. Comprate, vendute, ricattate, violentate: forse tre di loro ammazzate e i cadaveri nascosti, racconta un pentito. Leggi tutto…
Amanda Knox parla del pm, Giuliano Mignini non commenta
Amanda Knox al Festival della Giustizia di Modena, racconta il processo di Perugia che l’ha vista imputata, con Raffaele Sollecito dell’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher come un’imboscata mediatica per avere comunque e presto dei colpevoli. Una forte pressione che ha finito per condizionare le indagini contaminandole . Un meccanismo -dice tra le lacrime- che l’ha portata in un carcere dove è stata rinchiusa, innocente, per quattro anni, vittima, a dire, di un errore giudiziario.” Il primo novembre 2007, un ladro, Rudy Guedè, è entrato nel mio appartamento e ha violentato e ucciso Meredith. Poi è fuggito, ma è stato preso e condannato. Però- ha aggiunto- hanno indagato me, senza prove e solo per un’intuizione investigativa. “Ero innocente, ma il resto del mondo aveva deciso che ero colpevole“.La giovane americana condannata, assolta, di nuovo condannata e poi definitivamente assolta dopo otto anni, cita più volte il pubblico ministero Giuliano Mignini che ha indagato sul delitto di via della Pergola. “Vorrei avere un faccia a faccia con lui. Al di fuori delle aule di giustizia. Per me ,a venti anni, quel pm era un mostro con un solo obbiettivo, distruggere la mia vita . So che questa immagine di lui è sbagliata. Nel documentario di Netflix non ho visto un cattivo, un mostro, ma un uomo con motivazioni nobili che voleva rendere giustizia a una famiglia in lutto. Mi piacerebbe incontrarlo e spero che se accadrà anche lui riesca a vedere che anche io non sono un mostro “. Dottor Mignini, ha sentito l’intervento di Amanda al convegno sul processo mediatico di Modena?“No, ma no, ma le pare? Mi hanno riferito qualcosa alla quale ho prestato un minimo di attenzione giusto per prenderne atto. Ero impegnato a Roma con dei colleghi…”Come commenta le cose dette dalla ragazza sul suo conto?“Guardi per me non è una questione personale. E’ prima di tutto deontologica la questione che eventualmente dovrei valutare. Quindi non ritengo sia il caso di commentare. Anzi, posso dirle che non credo sia possibile incontrarci appunto perché un processo non può essere ridotto a una questione personale. Leggi tutto…
Il Mostro del Circeo ,la ragazza scomparsa a Cortina, la villa sul Trasimeno : decide Perugia
La scomparsa di Rossella Corazzin (Tai di Cadore , 21 agosto 1975) , il Mostro del Circeo (30 settembre 1975) e la misteriosa morte di Francesco Narducci ( 8 ottobre 1985) : è prevista per i primi giorni di luglio l’udienza fissata per decidere se archiviare ( come ha chiesto un anno fa la Procura della Repubblica di Perugia) il raccontato (12 agosto 2015) di Angelo Izzo (due volte ergastolano per il massacro del Circeo e per il più recente massacro di Ferrazzano) sul sequestro e l’assassinio della giovane bellunese. Secondo Angelo Izzo al delitto parteciparono, oltre a lui, altre 10 persone, quattro delle quali ora decedute. Rossella Corazzin fu presa a Cortina, portata, prima, in un appartamento di Riccione e, poi trasportata nella villa di Francesco Narducci, a san Feliciano sul Trasimeno in provincia di Perugia dove nel corso di una sorta di rito satanico, – sempre secondo il racconto di un pluriomicida con la propensione a farsi protagonista di fake news sui grandi fatti di cronaca) – fu violentata e uccisa e poi fatta scomparire in qualche nascondiglio della zona. Per la localizzazione dei reati più gravi la competenza è di Perugia. Leggi tutto…
Le grandi inchieste di un piccola Procura molto ambita.
di ALLAN FONTEVECCHIA-Pare si stesse tramando anche per avere un magistrato amico sulla grande poltrona della piccola Procura della Repubblica di Perugia che proprio oggi il procuratore capo Luigi De Ficchy ha lasciato libera, compiuti 70 anni e imboccata la via della pensione. E’ uno dei sospetti nati dall’inchiesta che vede tra i principali indagati Luca Palamara, ex membro del Consiglio Superiore della Magistratura , ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, pubblico ministero a Roma. Ed è la Procura perugina con i sostituti Gemma Miliani e Mario Formisano ad accusarlo di corruzione. Punto di riferimento di una “cricca” di toghe e politici dedita allo smistamento di incarichi sulla base di un qualche tornaconto personale o per il tornaconto di amici generosi poi nel contraccambiare in qualche modo il favore. L’inchiesta coinvolge, a vario titolo, altri magistrati. Il dottor Palamara ieri negli uffici di via Fiorenzo di Lorenzo ha respinto le accuse : nessun baratto, nessuna manovra per pilotare nomine e incarichi. Ma, al di la delle responsabilità dei singoli che dovranno essere accertate, il dato di fatto è che il lavoro dei magistrati perugini sta verificando, con le risultanze investigative del Gico della Guardia di Finanza, il corretto funzionamento di una istituzione espressione di uno dei poteri dello Stato: non è poco, in termini di gravità, doverlo fare. Leggi tutto…