-
Calendario
Aprile 2025 L M M G V S D 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 Acquista i libri online
Articoli recenti
- Processo penale telematico : in Umbria troppe criticità.
- TUTTE LE INSIDIE DEL WEB, LE MAFIE ALL’ATTACCO DEI DATI
- Perugia, Andrea Prospero : istigato al suicidio, aiutato a morire
- Sessantacinque anni fa l’apertura della sede regionale della Rai in Umbria
- I delitti di Alleghe ,il carcere di Perugia, la grazia di Pertini
Commenti recenti
- + 1.388650 BTC.NEXT - https://graph.org/Message--17856-03-25?hs=0ae32850da35a85b4802e729c9fc20db& su I delitti di Alleghe ,il carcere di Perugia, la grazia di Pertini
- + 1.329628 BTC.GET - https://graph.org/Message--17856-03-25?hs=29cbcebc7d7dcfefbc420179899d304f& su Meredith Kercher
- Danilo su TUTTE LE INSIDIE DEL WEB, LE MAFIE ALL’ATTACCO DEI DATI
- antonio pavani su 1982: Storia di un sequestro e della voce del telefonista.
- alvaro fiorucci su Sisde, mezze verità sull’omicidio Pecorelli?
Amanda Knox parla del pm, Giuliano Mignini non commenta
Amanda Knox al Festival della Giustizia di Modena, racconta il processo di Perugia che l’ha vista imputata, con Raffaele Sollecito dell’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher come un’imboscata mediatica per avere comunque e presto dei colpevoli. Una forte pressione che ha finito per condizionare le indagini contaminandole . Un meccanismo -dice tra le lacrime- che l’ha portata in un carcere dove è stata rinchiusa, innocente, per quattro anni, vittima, a dire, di un errore giudiziario.” Il primo novembre 2007, un ladro, Rudy Guedè, è entrato nel mio appartamento e ha violentato e ucciso Meredith. Poi è fuggito, ma è stato preso e condannato. Però- ha aggiunto- hanno indagato me, senza prove e solo per un’intuizione investigativa.
“Ero innocente, ma il resto del mondo aveva deciso che ero colpevole“.La giovane americana condannata, assolta, di nuovo condannata e poi definitivamente assolta dopo otto anni, cita più volte il pubblico ministero Giuliano Mignini che ha indagato sul delitto di via della Pergola. “Vorrei avere un faccia a faccia con lui. Al di fuori delle aule di giustizia. Per me ,a venti anni, quel pm era un mostro con un solo obbiettivo, distruggere la mia vita . So che questa immagine di lui è sbagliata. Nel documentario di Netflix non ho visto un cattivo, un mostro, ma un uomo con motivazioni nobili che voleva rendere giustizia a una famiglia in lutto. Mi piacerebbe incontrarlo e spero che se accadrà anche lui riesca a vedere che anche io non sono un mostro “.
Dottor Mignini, ha sentito l’intervento di Amanda al convegno sul processo mediatico di Modena?“No, ma no, ma le pare? Mi hanno riferito qualcosa alla quale ho prestato un minimo di attenzione giusto per prenderne atto. Ero impegnato a Roma con dei colleghi…”Come commenta le cose dette dalla ragazza sul suo conto?“Guardi per me non è una questione personale. E’ prima di tutto deontologica la questione che eventualmente dovrei valutare. Quindi non ritengo sia il caso di commentare. Anzi, posso dirle che non credo sia possibile incontrarci appunto perché un processo non può essere ridotto a una questione personale. Leggi tutto…
Il Mostro del Circeo ,la ragazza scomparsa a Cortina, la villa sul Trasimeno : decide Perugia
La scomparsa di Rossella Corazzin (Tai di Cadore , 21 agosto 1975) , il Mostro del Circeo (30 settembre 1975) e la misteriosa morte di Francesco Narducci ( 8 ottobre 1985) : è prevista per i primi giorni di luglio l’udienza fissata per decidere se archiviare ( come ha chiesto un anno fa la Procura della Repubblica di Perugia) il raccontato (12 agosto 2015) di Angelo Izzo (due volte ergastolano per il massacro del Circeo e per il più recente massacro di Ferrazzano) sul sequestro e l’assassinio della giovane bellunese. Secondo Angelo Izzo al delitto parteciparono, oltre a lui, altre 10 persone, quattro delle quali ora decedute. Rossella Corazzin fu presa a Cortina, portata, prima, in un appartamento di Riccione e, poi trasportata nella villa di Francesco Narducci, a san Feliciano sul Trasimeno in provincia di Perugia dove nel corso di una sorta di rito satanico, – sempre secondo il racconto di un pluriomicida con la propensione a farsi protagonista di fake news sui grandi fatti di cronaca) – fu violentata e uccisa e poi fatta scomparire in qualche nascondiglio della zona. Per la localizzazione dei reati più gravi la competenza è di Perugia. Leggi tutto…
Le grandi inchieste di un piccola Procura molto ambita.
di ALLAN FONTEVECCHIA-Pare si stesse tramando anche per avere un magistrato amico sulla grande poltrona della piccola Procura della Repubblica di Perugia che proprio oggi il procuratore capo Luigi De Ficchy ha lasciato libera, compiuti 70 anni e imboccata la via della pensione. E’ uno dei sospetti nati dall’inchiesta che vede tra i principali indagati Luca Palamara, ex membro del Consiglio Superiore della Magistratura , ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, pubblico ministero a Roma. Ed è la Procura perugina con i sostituti Gemma Miliani e Mario Formisano ad accusarlo di corruzione. Punto di riferimento di una “cricca” di toghe e politici dedita allo smistamento di incarichi sulla base di un qualche tornaconto personale o per il tornaconto di amici generosi poi nel contraccambiare in qualche modo il favore. L’inchiesta coinvolge, a vario titolo, altri magistrati. Il dottor Palamara ieri negli uffici di via Fiorenzo di Lorenzo ha respinto le accuse : nessun baratto, nessuna manovra per pilotare nomine e incarichi. Ma, al di la delle responsabilità dei singoli che dovranno essere accertate, il dato di fatto è che il lavoro dei magistrati perugini sta verificando, con le risultanze investigative del Gico della Guardia di Finanza, il corretto funzionamento di una istituzione espressione di uno dei poteri dello Stato: non è poco, in termini di gravità, doverlo fare. Leggi tutto…
” Il risolutore” : riempire la cella di parole scritte per diventare un altro.
Dalla prefazione di ANTONIO SCARFONE
Giambattista Scarfone, classe 1962, calabrese d’origine e milanese d’adozione, è un uomo che quando parla ti guarda dritto negli occhi. Una persona senza dubbio particolare, intelligente, dallo sguardo vivace, dalla battuta sempre pronta e acuta, dalla personalità forte. Una persona con cui puoi parlare per ore, di tutto, senza mai annoiarti, in un confronto sempre costruttivo, divertente e mai banale. Una persona la cui vita potrebbe essere la trama di un libro, o di un film di successo, se non altro per la velocità con cui la stessa sua vita è stata vissuta, un po’ come se di vite ne avesse vissute diverse. Una vita che ha consistito in un continuo esercizio di adattamento agli eventi, cosa che avviene per chiunque, ma soprattutto in una reale consapevolezza della stessa, cosa che avviene per pochi. Un’esperienza di vita la sua che forse, chissà per quale misterioso superiore disegno, prevedeva delle dure e importanti prove cui lui sarebbe stato sottoposto. E questo si vide sin dalla sua nascita quando, al momento del parto, il cordone ombelicale aveva fatto più giri intorno al suo collo tenendolo, ironia della sorte, imprigionato in una morsa che poteva essergli fatale. Giunge così al mondo sotto il segno del Leone questo bambino vispo e pieno di vita, primogenito di tre figli, meritato dono del cielo a due genitori onesti e laboriosi come furono i suoi. Una fanciullezza vissuta nel paese di nascita, Sant’Agata del Bianco, un piccolo borgo di poche centinaia di anime situato in provincia di Reggio Calabria. Leggi tutto…
“Il risolutore” : realtà e fantasia di un condannato a trenta anni di carcere.
Giambattista Scarfone è nato a Sant’Agata del Bianco , ha 57 anni e risiede da quasi trenta anni nel carcere di massima sicurezza di Spoleto , da quando cioè lo catturarono a Milano per varie presenze nel mondo del grosso traffico della droga. In cella entrò un bandito, tra qualche tempo da quella stessa cella uscirà un uomo. La letteratura e la musica sono adesso le sue armi. Ha scritto 37 romanzi, quasi tutti noir. Un’analisi spietata del mondo criminale che si guarda allo specchio per restituirci l’immagine cruda e reale del nostro presente. E’ autore anche di poesie, fiabe per bambini, filastrocche, canzoni. Giambattista Scarfone nella scrittura ha trovato un’ancora alla quale si è aggrappato per dare una strambata al passato, per non impazzire di prigionia, per dare un senso ai calendari che si ammucchiano sotto la sua brandina. Il suo presente è quello dell’infaticabile “‘O Scrittore” piegato per ore. quando glielo consentono, sul suo computer dove gira solo Word, a digitare storie nelle quale si intrecciano tante trame sorprendenti. Di fantasia e di realtà. E, magari a sua insaputa, d’insegnamento: una lezione di vita.
“Il risolutore “ è il romanzo pubblicato da Morlacchi Editore ed è stato recentemente presentato al Giò Jazz di Perugia con un’iniziativa di rilevante portata culturale e sociale.
Giambattista Scarfone non ha avuto la possibilità di esserci. Eppure era presente. E stato lì, tra i suoi lettori, con lo scritto che segue. Leggi tutto…
Il Divo,il Giornalista e “il Traditore “:Tommaso Buscetta e l’omicidio di Mino Pecorelli
I risultati della collaborazione di Tommaso Buscetta sono spesso ( e doverosamente) sintetizzati nel valore storico dell maxi processo di Palermo : 475 imputati ,35 giorni di camera di consiglio, 346 condanne per oltre 2600 anni di carcere. Il maxiprocesso che, istruito da Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Giuseppe Di Lello e Leonardo Guarnotta , il pool di Antonino Caponnetto, decapitò Cosa Nostra individuando organizzazione, ritualità , affari, complicità, delitti , mandanti ed esecutori ( 1984)). Dopo Capaci e via D’Amelio (1992), Tommaso Buscetta ( “il Traditore “ nel film di Marco Bellocchio con Pierfrancesco Favino) decide di fare l’ultimo passo disvelando anche i rapporti tra mafia e politica . Ecco l’enorme portata delle dichiarazioni di un uomo temuto e rispettato che prima dello sterminio della sua famiglia ad opera degli apripista ai corleonesi di Totò Riina e Bernardo Provenzano, era il Boss dei Due Mondi. Per questo passo in più divenne il bersaglio dimolti .E nell’intreccio i tra mafia e politica Tommaso Buscetta vede – come raccontano Alvaro Fiorucci e Raffaele Guadagno nel loro ” Il divo e il Giornalista” (Morlacchi editore). la gestazione dell’omicidio di Carmine Pecorelli, detto Mino, un giornalista scomodo per molti settori del potere. Un delitto presto dimenticato come il processo che fece seguito a quelle dichiarazioni. Leggi tutto…
Un uomo nello specchio di un fenomeno criminale: l’anonima sarda.
Lussorio Salaris : Borore , 1945 – Città della Pieve, 1986. La carriera criminale e la morte violenta di questo giovane allevatore di pecore sono il paradigma della diffusione reticolare e della capacità operativa della cosiddetta “anonima sarda” tra la Toscana e l’Umbria nel ventennio terribile dei sequestri di persona. Lussorio Salaris è stato ucciso il 10 ottobre da due suoi compagni di avventura, Pietrino Mongile di Ghilarza e Antonio Soru di Paulilatino che si sono detti innocenti ma sono stati condannati a 29 anni di carcere. Leggi tutto…
PECORELLI: i verbali di VINCIGUERRA, TILGHER E MAGNETTA
Nella ristampa del 2019 de “IL DIVO E IL GIORNALISTA -GIULIO ANDREOTTI E L’OMICIDIO DI CARMINE PECORELLI:FRAMMENTI DI UN PROCESSO DIMENTICATO ” (Morlacchi Editore), il libro di Alvaro Fiorucci e Raffaele Guadagno che ha riacceso i riflettori sul misterioso agguato mortale di via Orazio c’è un ampio capitolo dedicato alla ricerca dell’arma del delitto, una calibro 7,65 silenziata in maniera artigianale. E’, tra l’altro,una sintesi dei verbali di Vincenzo Vinciguerra, Adriano Tilgher e Domenico Magnetta, esponenti di Avanguardia Nazionale interrogati più volte a proposito. Una lettura che accompagna l’attesa per l’esito degli accertamenti che la Digos di Roma, su delega della Procura, ha recentemente compiuto su una pistola sequestrata con altre armi a Monza nel 1995 coinvolgendo di nuovo Domenico Magnetta ,amico dell’ex Nar e uomo della banda della Magliana, Massimo Carminati. Leggi tutto…
“Il divo e il giornalista” e le nuove indagini sull’omicidio Pecorelli
C’è un colpo di scena all’interno di un colpo di scena più grande. E non è un modo di dire. Eccolo: se la riapertura delle indagini sull’omicidio del giornalista Mino Pecorelli decisa dalla procura di Roma potrà far passi verso la soluzione di un cold case fermo a 40 anni fa, li dovrà percorrere tra 800.000 documenti conservati dall’Archivio di Stato e quattro proiettili imbustati e sigillati nel magazzino dei corpi di reato del Tribunale di Perugia. La ragione sta nel fatto che negli anni ‘90 nel capoluogo umbro ci fu un’inchiesta e poi un processo per l’assassinio del direttore di “OP”. Un processo che riemerge dall’oblio. Sul banco degli imputati il presidente Giulio Andreotti, il magistrato Claudio Vitalone, i mafiosi Gaetano Badalamenti, Pippo Calò e Angelino La Barbera e l’ex Nar, emergente nei ranghi della banda della Magliana, Massimo Carminati. Accusati di essere i mandanti i primi quattro, di essere gli esecutori di altri due. Tutti sono stati assolti e nessuno di loro potrà essere di nuovo processato per l’agguato mortale di via Orazio avvenuto a Roma il 20 marzo 1979.Il recupero della vicenda giudiziaria è diventata necessaria perché di un sequestro di armi avvenuto a Monza nel 1995 non è stata informata la procura perugina che indagava Massimo Carminati. Eppure proprio un amico dell’ex Nar, Domenico Magnetta era stato arrestato e poi condannato per quelle armi tra le quali c’era una 7,65 compatibile con i proiettili che hanno ucciso Mino Pecorelli. Leggi tutto…