Calendario
Dicembre 2024 L M M G V S D 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 Acquista i libri online
Articoli recenti
- Sessantacinque anni fa l’apertura della sede regionale della Rai in Umbria
- I delitti di Alleghe ,il carcere di Perugia, la grazia di Pertini
- “La Rai in Umbria” : aneddoti e curiosità dietro le quinte dal 1959
- 1959: non sarà la BBC però è stato un successo (la Rai in Umbria)
- La Rai in Umbria dal 1959: fatti, personaggi, curiosità
Commenti recenti
- antonio pavani su 1982: Storia di un sequestro e della voce del telefonista.
- alvaro fiorucci su Sisde, mezze verità sull’omicidio Pecorelli?
- Danilo migliore su Sisde, mezze verità sull’omicidio Pecorelli?
- Danilo su La criminalità in Umbria nella relazione del procuratore Raffaele Cantone
- Facci bianca su Umbria anni’90: sulle tracce della Sacra Corona Unita
Reperto 36-un giudice per Meredith Kercher: Amanda,Raffaele,Rudi,viaggio nel cuore delle sentenze.
di Allan Fontevecchia-<<L’ipotesi che pur essendo plausibile non trovava grandi favori vede Amanda e Raffaele finire subito, per ovvie ragioni, sotto il cono di luce che scandaglia il mare dei sospettabili. Passano poche ore e si trovano degli indizi di una pista da seguire. La pista però viene troppo velocemente percorsa fino in fondo .Il traguardo degli arresti è tagliato in un attimo. Troppo in fretta . Nessuno saprà mai che cosa sarebbe successo se i sospettabili fossero stati seguiti, tallonati, lasciati con il guinzaglio lungo ma ben imbottiti di microspie, spiati in ogni loro movimento e in ogni loro fiato. Sarebbero fuggiti come Rudi Guede? Era questo il rischio? Un rischio che dovrebbe essere inesistente quando i possibili fuggiaschi sono sotto controllo minuto per minuto. Difficile che con un’ attività di questo tipo prolungata nel tempo non si sarebbero raccolte quelle prove di colpevolezza o quelle certezze di innocenza che avrebbero potuto raccontare una diversa storia processuale. Come dicono adesso questi ultimi giudici di legittimità. Ma, in fondo, le recriminazioni fondate o meno che siano, adesso servono a niente. Ci sono state e ci sono ancora. Se ne prende nota e parentesi chiusa. >> E’ uno dei passaggi del libro <<Reperto 36-Un giudice Per Meredith Kercher >> che Alvaro Fiorucci e Luca Fiorucci, due generazioni di cronisti, hanno affidato alla casa editrice Morlacchi che lo metterà in libreria all’inizio del prossimo ottobre, tra meno di un mese. Leggi tutto…
Luigi Chiatti: attuata integralmente la sentenza di condanna del 1996
Il percorso carcerario stabilito dalla sentenza dell’11 aprile 1996 (vedi “ Il cacciatore di bambini- biografia non autorizzata del Mostro di Foligno ”- Morlacchi Editore-) è nella sostanza il percorso dell’esecuzione della pena che il Tribunale di Sorveglianza ha tracciato per Luigi Chiatti una volta scontati i trenta anni di condanna per gli omicidi di Simone Allegretti e Lorenzo Paolucci , due bambini brutalmente ammazzati in due diverse circostanze il 4 ottobre 1992 e il 7 agosto 1993.. Infatti scrive oggi l’Ansa: “ il tribunale di Sorveglianza di Firenze ha accertato la pericolosità sociale di Luigi Chiatti e quindi ha dichiarato eseguibile la misura di sicurezza in una casa di cura e custodia per un periodo minimo di tre anni. In questo modo il tribunale di sorveglianza ha confermato quanto stabilito dalla corte d’assise di appello di Perugia, che ordinava di ricoverare Chiatti in una struttura una volta scontata la pena. Respinto il ricorso della difesa. La Corte d’appello di Perugia aveva infatti stabilito: “questa corte, se da un lato ha ritenuto di dover sanzionare i delitti commessi da Chiatti Luigi non già con l’ergastolo ( è la pena dell’Assise ndr) ma con la reclusione nella misura di anni trenta, dall’altro ha giudicato l’imputato socialmente pericoloso e perciò sottoposto alla misura di sicurezza detentiva di ani tre di ricovero in una casa di cura e di custodia , che è la misura di sicurezza prevista per chi, come lui, è risultato non del tutto sano di mente. Orbene questa circostanza -e proprio questa circostanza- fa si che il suddetto , indipendentemente dall’espiazione della pena principale o della parte di essa che- grazie ai benefici della legge penitenziaria – effettivamente come qualsiasi altro detenuto , espierà, potrà essere restituito alla libertà solo dopo che- e solo se da parte della magistratura competente, e cioè dalla magistratura di sorveglianza , sarà stato giudicato non più pericoloso per la collettività”. Leggi tutto…
Dopo i misteri di villa La Sfacciata tornano quelli de Il Forteto ?
Dopo il medico tedesco della villa La Sfacciata, ecco che ritorna all’attualità della cronaca anche la discussa comunità de “Il Forteto”. Di Rolf Reinecke si starebbero occupando i carabinieri che per conto della Procura della Repubblica di Firenze sono andati a cercare notizie ( e forse altro) a Prato dove l’uomo ha avuto per anni , anche negli anni degli omicidi delle coppie , un’ attività imprenditoriale. Rolf Reinecke , quando scoprì vicino alla sua abitazione i cadaveri dei due ragazzi uccisi a Giogoli era stato a lungo attenzionato dagli investigatori che però non trovarono nulla da addebitargli se non le troppe armi che teneva in casa. Il suo nome , era ricomparso una quindicina di anni fa nelle indagini sulla morte del medico perugino Francesco Narducci collegate a quelle sui duplici omicidi del Mostro di Firenze per via di una presunta conoscenza comune del farmacista di San Casciano Francesco Calamandrei e di altri personaggi altolocati finiti sotto il cono di luce acceso dagli inquirenti su ogni possibile sospetto .In quegli stessi anni e per la stessa inchiesta si parlò anche del Forteto e del suo leader Roberto Fiesoli recentemente condannato in primo grado a 17 anni di carcere accusato di una serie di abusi sui minori che in diversi periodi sono stati dati in affidamento alla sua comunità-cooperativa impiantata nel Mugello. Leggi tutto…
“Il medico svizzero ” di villa La Sfacciata e il “medico di Prato”.
Ecco un nuovo capitolo (così pare a leggere i giornali) ed ecco che con la cronaca di oggi torna la storia di ieri con i suoi buchi neri, i misteri e le troppo curiose coincidenze. Dunque ecco Rolf Reinecke e gli anni trascorsi dal tedesco a Prato. Durante le indagini (2001-2012) sui delitti del Mostro di Firenze collegate a quelle sulla morte del medico perugino Francesco Narducci scomparso nelle acque del Lago Trasimeno l’8 ottobre 1985 l’individuo che torna in prima pagina viene indicato da Gabriella Ghiribelli come “il dottore svizzero” . Si sapeva che abitava a Giogoli che amava i cavalli e le armi. Ora (il vicequestore Michele Giuttari) viene identificata la sua residenza in una porzione della villa “la Sfacciata” . Il pubblico ministero Giuliano Mignini interroga chi dice che quell’uomo sarebbe stato buon amico del farmacista di San Casciano Francesco Calamandrei ( morto recentemente di morte naturale dopo essere stato prosciolto da ogni coinvolgimento e da ogni accusa relativa alle inchieste di cui si tratta) , di Francesco Narducci e di altri medici e professionisti vari toccati dal sospetto investigativo. Curiosamente, secondo questa e altre testimonianze Francesco Narducci alcune volte si sarebbe presentato come il “medico di Prato”, altre volte come “il fotografo di Prato” (Filippa Nicoletti), altre volte ancora (Roberto Giovannoni) come “il rappresentante” di una ditta farmaceutica di Prato. Leggi tutto…
Dalla terra di mezzo all’uomo in mezzo: iperbole della modernizzazione della criminalità
Due inchieste attuali utilizzate per l’ iperbole di un surreale confronto tra mezzi di guadagno illecito ci danno , con una buona approssimazione, la misura di come il crimine potrebbe evolvere verso nuove forme e come attraverso Internet diventare potente ,internazionale, difficilmente penetrabile. Basta un click che sia moltiplicato nella maniera più opportuna da decine di computer sparsi per il mondo. Il crimine cibernetico sa colpire, stendere reti complesse di complicità, mettere insieme professionalità , ottenere guadagni rapidi e ingenti con sistemi che appaiono propri di un pianeta diverso da quello pur contemporaneo dell’altra inchiesta che qui ci interessa citare ovvero “mafia capitale”, quella delle mazzette e degli appalti taroccati alle cooperative sociali. L’altra, ovviamente, è quella di oggi, quella del cyber crime, quella della Polizia delle Comunicazioni di Perugia, coordinata dal sostituto procuratore Giuseppe Petrazzini, con 62 ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip Alberto Avenoso e eseguite in Spagna, Polonia, Regno Unito, Belgio, Georgia, Turchia , Camerun e Nigeria. La prima ,quella delle tangenti ai politici, è stata chiamata anche indagine sulla “terra di mezzo”. La seconda, quello di oggi, si chiama “uomo in mezzo”. E’ un caso. Un caso buono per la nostra iperbole, l’iperbole intorno alle possibilità di evoluzione della forma delle attività criminali. Leggi tutto…
Come la controffensiva cambia i connotati al mercato dell’ ex capitale della droga.
Il mercato della droga a Perugia sta cambiando e il primo elemento che ci fa percepire questo lento cambiamento è la forte riduzione delle morti per overdose. Il 2006 e il 2007- ce lo ricordano idati della Polizia di Stato- furono anni tremendi: una media di tre morti al mese con indici- rispetto alla popolazione- che proiettavano la città in cima alle classifica delle capitali degli stupefacenti. E per essere più chiari :il 2007 è l’anno dell’omicidio di Meredith Kercher che la stampa nazionale, osannata e riverita dalle fonti locali, ha voluto rappresentare come figlio di un certo distorto contesto cittadino. Ora il numero dei decessi da overdose è sceso a uno al mese. Percentualmente è un calo che testimonia in qualche e modo una vittoria: meno 46 per cento è un risultato che merita apprezzamento e rispetto. Bene, anche se non è esaustivo affermare che questo avviene solo perché lo spaccio è arginato, i pusher clandestini sono sotto assedio, in gran numero vengono rimpatriati. Leggi tutto…
Una lavatrice marca “Apogeo”: i soldi della camorra in Umbria
C’è un milione di euro da investire. Sono soldi sporchi. Sono soldi come scrive il pubblico ministero Antonella Duchini “dell’associazione di tipo mafioso denominata camorra ovvero casalesi di Villa Literno “. Sono soldi da ripulire. Ed ecco come si fa. Ed ecco come potrebbero aver ragionato nella fase progettuale. Ipotesi. Congetture. Forse vicine alla realtà. Forse non nel caso specifico. Comunque nei canoni di certi fenomeni criminali. Si punta l’Umbria che è una delle regioni più tranquille dal punto di vista del controllo criminale del territorio. La conoscono bene questa regione. E’ una piazza frequentata per via dell’attività di un altro ramo d’impresa, quello che si occupa degli affari della droga. Hanno i loro terminali. Sanno che non c’è criminalità indigena. Leggi tutto…
La rapina di Terni e i bersagli fragili della brutalità assassina
C’è una brutalità agghiacciante, e terribilmente inutile, per i fini criminali che si ripromette, contro le persone anziane che vengono uccise quando sono ancora più indifese perché si sentono al sicuro nelle loro abitazioni. Brutalità per come viene data la morte( botte, immobilizzazioni, accoltellamenti, soffocamenti, rari colpi di arma da fuoco) terribilmente sproporzionata per la posta in gioco. Sproporzione che gli stessi malviventi quasi sempre conoscono. La conoscono ma l’esiguità del bottinino pare per loro non funzioni da deterrente. Questo è leggibile nella rapina di ieri a Terni. Un uomo ultranovantenne è stato immobilizzato e fatto morire soffocato con la testa contro il cuscino. Perchè? Che pericolo, quale intralcio poteva rappresentare un uomo di quell’età e dalla salute malferma come le sue gambe sulle quali deambulava con difficoltà ? Leggi tutto…
Il Palazzaccio di Milano come il Broletto di Perugia? il movente sembra lo stesso
C’è una certa identità di movente tra la sparatoria di oggi nel palazzo di Giustizia di Milano e i colpi di pistola esplosi all’interno degli uffici della Regione Umbria al Broletto di Perugia. Claudio Giardiello l’imprenditore immobiliare che ha ucciso il giudice che doveva decretare la bancarotta della sua azienda avrebbe detto ai carabinieri:” Volevo vendicarmi di chi mi ha rovinato”. Qualcosa di molto simile avrebbe mormorato più volte, qualche tempo prima di entrare in azione Andrea Zampi l’imprenditore in difficoltà che ha ucciso Daniela Crispolti e Margherita Peccati, due incolpevoli dipendenti pubblici. Due impiegate della Regione. Leggi tutto…