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L’equivoco della pena: la decisione sulla libertà per Luigi Chiatti vincolata alla pericolosità sociale
Fine della pena per Luigi Chiatti non significa automaticamente libertà. Scontata la detenzione non ha saldato del tutto i conti con la giustizia per gli omicidi di Simone Allegretti e di Lorenzo Paolucci. La sentenza definitiva lo ha condannato a trenta anni di carcere. A settembre ( forse anche a giugno secondo un diverso conto degli abbuoni previsti dalla legge Gozzini) li avrà finiti di scontare. Restano però tre anni di permanenza in una struttura di custodia e cura prevista dalla sentenza definitiva per la sua pericolosità sociale. Pericolosità sociale che per legge deve essere di nuovo valutatata prima di dare luogo all’esecuzione della misura di sicurezza stessa.Dalla prigione a qualcosa di simile al manicomio giudiziario, se Luigi Chiatti viene giudicato ancora pericoloso .Dalla prigione alla libertà se la valutazione di Luigi Chiatti dovesse cambiare e la sua pericolosità sociale venisse giudicata non sussistere più..L’equivoco sulla supporta imminente liberazione del geometra che si è autodefinito <<il Mostro di Foligno >> è tutto qui. Se ci fosse una pronuncia conseguente alla sentenza definitiva dopo tre anni , nuova valutazione psichiatrica , di nuovo in bilico tra custodia e libertà. E’ semplice. Tutto è scritto nella sentenza della corte d’assise d’appello di Perugia dell’11/4/1996 ( vedi “Il cacciatore di bambini- biografia non autorizzata del mostro di Foligno”- Morlacchi editore) . Leggi tutto…
Caso Narducci:ultimi appunti di una storia giudiziaria
<<Ne consegue che tutti i reati contestati rispettivamente agli imputati Trio, Magara, Spezi, Ruocco e Zaccaria sono ormai estinti per prescrizione.In sede di discussione, tuttavia, è stato richiesto dalle difese, in via principale, il proscioglimento nel merito dei loro assistiti, sussistendone i presupposti alla luce del materiale in atti. Ritiene questo GUP che non sia possibile aderire a tale impostazione difensiva.>>. Con questa decisione il giudice dell’udienza preliminare Carla Maria Giangamboni , il 14 ottobre 2014 , comincia a scrivere l’ultimo capitolo che ha chiuso la seconda delle inchieste del pubblico ministero Giuliano Mignini sulla morte del medico perugino Francesco Narducci e sui presunti collegamenti con i delitti del Mostro di Firenze. Morte avvenuta nell’ottobre del 1985. Leggi tutto…
L’ammonimento che protegge le donne: un questore all’anno giudiziario
Per la prima volta all’inaugurazione dell’anno giudiziario in Umbria è intervenuto il questore del capoluogo di regione. E’ intervenuto per illustrare a magistrati, avvocati, rappresentanti delle istituzioni locali , gli effetti dell’”ammonimento” misura amministrativa interdittiva che la Polizia di Stato può adottare in assenza di querela di parte e senza l’intervento della magistratura. La legge è del 2009 migliorata con modifiche del 2013. I destinatari del provvedimento sono coloro che si rendono responsabili di atti di persecuzione e di violenza domestica. Leggi tutto…
La mafia nigeriana e il controllo del traffico delle droghe
E’ considerato il numero due dell’organizzazione,ma l’hanno arrestato come un novizio del crimine. E’ stato lui, infatti, ad andare incontro ai suoi inseguitore. La polizia che gli dava la caccia da parecchi mesi l’ha bloccato quando quando ha tentato di rinnovare il permesso di soggiorno di cui era titolare. Comuque anche se è stato preso come un pivello,la banda di cui fa parte ha spessore e capacità criminali elevate. o quantomeno aveva. Questa organizzazione era in gran parte caduta sotti i colpi di un’inchiesta della squadra mobile della Questura di Perugia coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia il 21 maggio 2014: 37 ordinanze di custodia cautelare, 54 persone indagate dal pubblico ministero Manuela Comodi, arresti in Umbria Lazio,Lombardia,Campania,Piemonte ,Veneto. Leggi tutto…
Il giudice Semeraro: istituire la giornata nazionale delle donne vittime degli uomini.
L’Umbria promuova una giornata nazionale della memoria per non dimenticare le donne vittime degli uomini. Una giornata della memoria come per le vittime della mafia. E’ la proposta di un magistrato che sugli omicidi di genere lavora da sempre e nelle più diverse realtà sociali, da Napoli dove è nato, a Perugia dove è giudice delle indagini preliminari. Un’idea che Luca Semeraro ha maturato nel tempo occupandosi di una serie di delitti efferati e che ha condiviso con il pubblico presente alla presentazione del libro “Il sangue delle donne” di Alvaro Fiorucci, domenica pomeriggio a palazzo Baldeschi di Paciano. Leggi tutto…
Le orme dei quattro passi della ‘ndrangheta in Umbria
1) – Vuoi comprare un locale a Perugia? non prenderlo.-Perchè?- perchè ti dico di non prenderlo- Ma che vuou diri?-Ti dico di non prenderlo- Ma perchè? -Perchè il giorno dopo te lo devi chiudere. Capito?- 2)-Che vuoi da me?Io l’aspetto- No,poi fatti una camminata verso il bar che se lo vediamo lo consumiamo e glielo lasciamo morto davanti al bar- Queste sono le trascrizioni di due delle tante intercettazioni telefoniche e ambientali che danno corpo all’inchiesta “quatttro passi” coordinata dal pubblico ministero Antonella Duchini della Direszione distrettuale antimafia dell’Umbria e concretizzata dai carabinieri del Ros e dei vari comandi interessati.” Quattro passi” con i suoi arresti,il sequestro milionario di beni, il ponte con la calabria ben solido e trafficato, dovrebbe essere lo specchio di come una delle mafie più potenti del mondo la ‘ndrangheta abbia messo radici profonde in un tessuto economico dato per pulito e sano. Leggi tutto…
Un fenomeno tradotto in cifre,”Il sangue delle donne”e correlati
Ci sono molti modi per valutare il fenomeno della violenza di genere e in particolare quello della violenza spinta oltre la vita, ossia gli omicidi delle donne da parte dei loro partner,compagni, fidanzati,mariti, ex di ogni declinazione. Il metodo meno fallace appare quello che sceglie la cronaca come ancoraggio di ogni ragionamento. Partire dai fatti dunque. Perché partire dai numeri non è per forza culturalmente non corretto. Leggi tutto…
La coperta dell’insicurezza nasconde il grande crimine
C’è una coperta di reati che generalmente vengono considerati minori- rispetto a quelli commessi dalle varie mafie della criminalità organizzata- che spesso e in molte situazioni nasconde tanto consapevolmente quanto talvolta a sua insaputa l’indicibile di altri fenomeni delinquenziali più e meglio strutturati. Una schermatura che può avere una vita propria. Oppure una vita indotta per un mascheramento di comodo e comunque utile. Fenomeni più gravi che, dunque, se trovano paraventi dietro i quali nascondersi o schermature statistiche o meglio ancora fenomeni sociali che assumono il carattere oscurante del fumogeno meglio si alimentano e meglio si sviluppano. Il senso di insicurezza della gente a causa della criminalità infatti si consolida più per furti nelle abitazioni, scippi, aggressioni per strada , rapine non necessariamente a mano armata che, per esempio, per operazioni di riciclaggio di denaro sporco,per l’insediamento di comparti mafiosi nell’economia apparentemente pulita, per il traffico e per lo sfruttamento degli esseri umani. Da questo punto di vista il furto ha un ruolo significante molto più incisivo , per dirne un’altra, del crimine finanziario associato ai cosiddetti coletti bianchi. Leggi tutto…
2014: è ancora troppo “Il sangue delle donne”
Il 2014 si sta chiudendo con il segno peggiore sui grafici dell’andamento degli omicidi di genere. Il computo delle donne ammazzate ( femminicidi o delitti di altra natura) si sta avviando verso il superamento del numero 177 totalizzato in chiusura del bilancio del 2013. Il numero complessivo degli omicidi tende dunque ancora a diminuire, quello degli omicidi di genere no.Le ragioni, il movente, l’esecuzione, gli strumenti utilizzati, sono ancora quelli descritti in “ Il sangue delle donne”, trenta anni di femminicidi in Umbria, pubblicato dall’editore Morlacchi di Perugia. La perdita del possesso, del controllo sulla donna ( moglie,amante, prostituta sfruttata,) è il movente principale. Movente rafforzato forse anche dalle debolezze che nell’individuo provoca la crisi economica. La paura di affrontare le conseguenze è la principale spinta al suicidio (frequente) dell’assassino. Un’altra conferma a quanto raccontato ne “ Il sangue delle donne” negli strumenti utilizzati : sempre meno fucili da caccia (segno anche delle trasformazioni sociali) , stazionare le pistole, una forte crescita del coltello (utensile da cucina) quale ricorrente arma del delitto. Quello che segue è il triste ragguaglio cronachistico di quanto si è detto sopra. Leggi tutto…